Pazzi per i panda – Xiang Xiang torna in Cina e i giapponesi si disperano.

Scade il prestito, lo zoo di Tokyo deve restituire la giovane esemplare. E il Paese si mobilita per trattenerla.

LA STORIA

Tra i viali alberati e le gabbie dello “Ueno” i panda giganti sono di gran unga l’attrazione più gettonata. Migliaia di persone si mettono in file quotidianamente per guardare giocare i tre simpatici orsi cinesi ospitati dallo zoo di Tokyo. Ma la vera e propria star del trio è una femminuccia che risponde al nome di Xiang Xiang, che fa staccare al giardino zoologico della capitale nipponica 6.500 biglietti al giorno. Per incrociare lo sguardo di Xiang Xiang è necessario prenotarsi con settimane d’anticipo, un po come al Louvre di Parigi per ammirare per pochi secondi la Gioconda. A far impazzire per i panda i giapponesi “è una questione puramente estetica, li considerano grassottelli, impacciati e divertenti.. per questo li trovano irresistibili”, spiega Kevin Short, docente di educazione ambientale all’Università di Tokyo. Così la notizia che Xiang Xiang –  nata nello “Ueno” nel giugno 2017 da genitori cinesi (Ri Ri e Shin Shin) – è stata richiamata in Cina, affligge milioni di fan giapponesi, che si sono mobilitati nel disperato tentativo di trattenerla.

LA SCADENZA

Xiang Xiang sarebbe dovuta rientrare in patria già l’anno scorso eppure – sotto la pressione popolare e per evitare un danno d’immagine allo zoo – il governo di Tokyo, responsabile dell’amministrazione del giardino zoologico, era riuscito a ottenere un’estensione di un anno. Ma tra n mese non ci sarà nulla da fare: Xiang Xiang – che come altri panda giganti viene prestato dalla Cina in segno d’amicizia a un paese straniero – dovrà fare le valigie (cariche di bambù, che i panda consumano in quantità industriale) e rientrare nella Repubblica popolare. E a febbraio 2021 scadrà anche il “leasing” di mamma e papà, che per dieci anni hanno allietato i fine settimana di grandi e piccini nella capitale nipponica il cui zoo, a quel punto, sarebbe costretto a rinunciare alla sua attrazione principale.

LA TASSA

Per il governo Cinese – che negli ultimi anni ha fatto un gran lavoro per la protezione e il ripopolamento in loco di questa specie protetta – anche i panda giganti nati all’estero sono di proprietà della Repubblica popolare, e per ogni esemplare prestato riscuote una “tassa di salvaguardia della specie” pari a un milione di dollari all’anno. “Sapevamo che Xiang Xiang sarebbe dovuto rientrare in Cina perché deve riprodursi – ha dichiarato Kay Sato, il portavoce dello zoo “Ueno” – ma siamo fiduciosi che ci possano lasciare gli altri due ancora per un po.

La cosiddetta “diplomazia del panda” è la pratica da parte del governo di Pechino di donare questi simpatici e rari mammiferi (che in Cina vivono prevalentemente sulle montagne della provincia sud-occidentale del Sichuan) a paesi con i quali intende intrattenere rapporti di amicizia o riparare vecchie ruggini. E il Giappone – che invase la Cina nel 1937 e contro cui combatté durante la Seconda guerra mondiale – è uno di questi: la leadership cinese intende intrattenervi rapporti sempre migliori, per conquistare grazie all’appoggio dei suoi vicini asiatici, l’egemonia del Pacifico occidentale.

LA DIPLOMAZIA DEI PANDA

La “diplomazia dei panda” viene fatta risalire addirittura alla dinastia Tang (618-907) quando, nel 685, l’imperatrice Wu Zetian inviò un paio di panda proprio all’imperatore del Giappone Tenmu. Ma questa particolarissima forma di facilitazione delle relazioni internazionali venne istituzionalizzata negli anni Cinquanta, in piena Guerra fredda. Quando Richard Nixon si recò per la prima volta in visita ufficiale a Pechino, nel 1972, Mao Zedong gli promise una coppia di panda giganti, che sbarcarono puntualmente negli States, nello zoo di Washington. Ora è il giardino zoologico di Tokyo a sperare che Pechino possa estendere la permanenza della coppia dei non più giovanissimi Ri Ri e Shin Shin. Mentre sui siti internet si moltiplicano improbabili appelli di cittadini e associazioni per trattenere i panda in Giappone – costi quel che costi (per la Cina sarebbe un’offerta enorme) – è sceso in campo anche il governatore di Tokyo: “I panda sono adorabili, negozieremo con tutta la nostra forza per soddisfare il desiderio dei residenti di Tokyo”.

OPERAZIONE COMMERCIALE

Da Pechino, finora, bocche cucite. Lo zoo di Tokyo sembra rassegnato a dover salutare presto la Xiang Xiang, un addio che sta trasformando, in un evento commerciale. Nei prossimi giorni partirà un programma online destinato a mantenere intatto il mito dei panda dello zoo di Tokyo: sul sito dello “Ueno” saranno messe in vendita gadget, fotografie, filmati, salvaschermi per smartphone.. tutti col brand Xiang Xiang.

di Michelangelo Cocco

22 Novembre 2020

(Fonte IL MESSAGGERO)