I mobili Ikea sono realizzati grazie al disboscamento illegale delle foreste siberiane

Cosa c’entra la deforestazione illegale della Siberia con le sedie e i tavolini per bambini in vendita da Ikea? C’entra. Questo è quanto emerge da una serie di inchieste giornalistiche andate avanti per anni: diversi prodotti per bambini che Ikea vende in tutto il mondo, come la serie Sundvik o Flisat, sono realizzati con del legno proveniente dal disboscamento di aree protette della Russia. La maggior parte del legname incriminato proviene dalla taiga della Siberia orientale, e in particolare dall’Oblast di Irkutsk. In questa regione opera ExportLes, un gigantesco gruppo di imprese forestali che si occupano dell’export della materia prima. ExportLes è controllato dal politico multimilionario Evgeny Bakurov.

Secondo un’inchiesta dell’organizzazione Earthsight le società presiedute da Bakurov hanno deforestato 2,16 milioni di metri cubi di legno illegale proveniente da aree protette con il pretesto, purtroppo piuttosto comune in Russia, di «disboscamento sanitario». Il disboscamento, cioè, che dovrebbe servire a impedire il propagarsi di parassiti e malattie della vegetazione, ma che invece è usato come scusa per accaparrarsi la materia prima protetta. Agli ingenti danni ambientali dovuti al taglio degli alberi si aggiungono quelli causati dalla mancata bonifica delle aree deforestate, lasciate in balia di incendi sempre più frequenti.

Il pino che Bakurov fornisce indirettamente ad Ikea viene per giunta certificato dal Forest Stewardship Council (FSC), l’ente di certificazione internazionale il cui bollino dovrebbe garantire la sostenibilità e la tracciabilità del legno su cui è applicato. In seguito, il pino viene spedito ad un produttore indonesiano che si occupa di rifornire i punti vendita Ikea nella gran parte dei paesi europei e negli Stati Uniti. La multinazionale svedese, ma con sede fiscale opportunamente spostata in Olanda, dal fatturato annuo che si aggira intorno ai 35 miliardi di euro, ha negato qualsiasi responsabilità e ha annunciato il blocco momentaneo dei rifornimenti di materia prima proveniente da Siberia e Russia orientale. Il colosso svedese ha ammesso di essersi rifornita tramite il legno di Bakurov ma insiste sulla sua raccolta perfettamente legale. Nonostante ciò, Ikea ha comunque deciso di sospendere la partnership con le aziende del magnate russo a causa di non specificati «motivi di preoccupazione». FSC, l’ONG che certificava il legno di Bakurov, continua a respingere ogni accusa di illecito ma dichiara di aver revocato il bollino al legno raccolto da ExportLes.

Non è la prima volta che l’azienda svedese si trova al centro di scandali. L’anno scorso furono proprio le false dichiarazioni sulla provenienza del legno a giustificare un procedimento penale amministrativo del Dipartimento federale dell’economia (DEFR) in Svizzera. Inoltre, in Francia l’azienda è stata condannata dal tribunale di Versailles a pagare una multa di un milione di euro perché riconosciuta colpevole di aver fatto spiare i propri dipendenti, nel privato e sul lavoro, stanziando fino a 630.000 euro l’anno e avvalendosi della collaborazione di poliziotti corrotti. Nel 2012 Ikea si trovò nuovamente ad essere messa alle strette da acute inchieste giornalistiche quando un documentario svedese svelò che negli anni ’80 alcuni fornitori del gigante del mobile approfittarono di manodopera gratuita di prigionieri politici della DDR. ovvero il regime dell’ex Germania Est. Anche in questo caso Ikea si è limitata a fare un pubblico mea culpa e ad insabbiare le controversie.

di Jacopo Pallagrosi

21 Luglio 2021

(Fonte L’INDIPENDENTE|Ambiente)