Quanto è considerata infrequentabile la Bardot animalista

Da una certa Francia che ha la denuncia facile, a cui piace invocare la gogna per i nemici ideologici ed è allergica al politicamente scorretto, BB avrebbe “le reminiscenze di un pensiero colonialista con la sua opposizione tra selvaggi e civili”. L’incidente con La Réunion

Non la lasciano più in pace Brigitte Bardot, trascinata da un tribunale all’altro di Francia per il suo “franc-parler”, la proverbiale schiettezza e la passione estrema con cui difende le cause che le stanno a cuore: a partire da quella animale. Giovedì, la procura del tribunale giudiziario di Saint-Denis ha chiesto di multarla con 25 mila euro per “ingiurie razziali”, ossia per aver denunciato il maltrattamento degli animali nell’Isola della Réunion, definendo gli abitanti del territorio francese d’oltremare “autoctoni che hanno conservato i loro geni selvaggi”. Nel marzo 2019, la diva del cinema francese inviò una lettera all’allora prefetto dell’isola, Amaury de Saint-Quentin, per protestare contro “la crudeltà nei confronti degli animali” nel lembo di terra situato nell’Oceano indiano, a est del Madagascar. “Lei autorizza le feste indiane Tamil con decapitazioni di capre e caproni come offerte alle loro divinità”, scrisse la Bardot al prefetto, parlando di “reminiscenze di cannibalismo dei secoli passati” che “dovrebbero essere vietate”. Nella stessa lettera, bollò la Réunion come “l’isola del diavolo” per i sacrifici animali induisti perpetrati da una popolazione “ancora impregnata di tradizioni barbare”, ricordando al prefetto che l’isola si trova in territorio francese e che “le leggi francesi sono fatte per essere rispettate”.

di MAURO ZANON 

(Fonte IL FOGLIO)