Benvenuti al Miaouseum di Teheran, il museo del gatto che ospita 30 felini adottati. “Sono più ammirati delle opere”

Un grosso gatto dorme serenamente sui gradini. Lui è il miglior biglietto da visita per il luogo che si sta per visitare: il “Miaouseum” (in italiano diremmo Miauseo), il museo-cafè dedicato ai felini e aperto nel 2020 a Teheran. In Europa forse lo chiameremmo catcafè, ma nella capitale iraniana hanno avuto l’idea di innalzarlo al rango di museo dedicato alla cultura del gatto con quadri, sculture, statue e collezioni di francobolli. Però a renderlo speciale sono Shahrzad, Farrokh, Shapoor, Shirin e gli altri gatti, vivi e vegeti, che si muovono liberamente nei due piani del piccolo edificio che ospita questa idea. 

In tutto sono 30 e il direttore del sito, Hossein Hamleh Dari, spiega che ce ne sono di un po’ di tutte le razze: persiani, turchi, americani e siamesi. Ma che siano di razza o meticci, sono due le cose più importanti. La prima è da dove provengono i gatti: “Tutti – tiene a sottolineare – rigorosamente randagi, salvati e adottati”. E questo è un bel messaggio visto che, come molte grandi città, anche la capitale iraniana è piena di gatti randagi, “Quando le persone vengono qui e incontrano Farrokh, un gatto nato cieco ma molto agile, si rendono conto che anche i gatti sono cittadini di questa città e possono convivere con la popolazione” spiega il direttore. 

La seconda è che, a quanto pare, i visitatori vengono più a giocare con i quattro-zampe che ad ammirare gli oggetti esposti. “Siccome amo i gatti, mi piace molto questo posto con la sua atmosfera amichevole”, racconta a FranceTv Mina, una studentessa di 21 anni, coccolando un felino dal morbido pelo marrone. Appassionato anche lui di questi animali, il suo amico Mohammad, 20 anni, ha deciso di ” prendersi un gatto” nelle prossime settimane.

Però questo non infastidisce il direttore che, sebbene la “raccolta di opere” non sia molto vasta ne va ben orgoglioso: “I piccoli felini sono rappresentati in molte opere d’arte, soprattutto miniature persiane, e lo stesso Nassereddine Shah della dinastia Qajar, che regnò dal 1848 al 1896, aveva un gatto famoso che si chiamava Babri Khan” spiega ancora il direttore. 

di Giorgio Bracco

03 Giugno 2023

(Fonte LA STAMPA | LaZampa.it)