C’erano una volta la volpe e l’agnello

 

Anche Esopo, Fedro e La Fontaine ai tempi del web si sarebbero trovati a disagio. Fuori tempo, loro e le edificanti favole di animali parlanti. L’inerme pecorella, il famelico lupo e la volpe furba. Adesso a raccontare la zoologia spietata e il furore dell’uomo inserito da par suo nel regno delle bestie c’è la Rete con tutta la sua immediata brutalità. E’ un’arma potentissima per scatenare i propri istinti e la riprovazione dei lettori, in questo caso navigatori.

Un pastore sardo (figura anch’essa fiabesca e arcadica) inferocito per il gregge costantemente assalito e per la perdita, dice, di ben sessanta pecore, ha catturato con una trappola una volpe, colpevole di essere cacciatrice. Non gli è parso vero di potersi liberare della predatrice ormai inerme e l’ha massacrata con la prima cosa che gli è venuta tra le mani: un forcone. E non si è accontentato di farne scempio, ha ripreso tutto è l’ha condiviso sui social.

Chi l’ha visto il video giura che sono immagini insostenibili. Immediata la reazione degli animalisti. Il pastore messo alle strette s’è dichiarato profondamente pentito (“Da tre giorni non dormo”) e s’è detto pronto a sedersi a un tavolo con i forestali per risolvere il problema delle volpi. Non è proprio un lieto fine e la morale classica da trarre è zoppicante. Quella moderna è invece più chiara: la crudeltà condivisa è più appagante. Ma non è catartica. 

Pietro Treccagnoli

 

 

(fonte IL MATTINO)