Riccardo, il ristoratore-gattaro: «Le mie notti milanesi tra gatti e tossici»

IL PERSONAGGIO

È tra i pochi uomini che si dedicano alla missione. Si occupa di otto colonie feline ed è riuscito a conquistarsi rispetto anche nel bosco della droga di Rogoredo: «Offro cibo anche a loro». Ospita 22 gatti e sogna un parco felino senza gabbie per 500 animali

Secondo Wikipedia: «La gattara o più raramente il gattaro è una persona che dedica parte del proprio tempo all’assistenza dei gatti randagi, ospiti dei gattili o territoriali delle colonie feline. Si tratta pressoché sempre di una donna». Ma ci sono delle eccezioni, come Riccardo Pala, ristoratore a Milano, che si occupa di gatti senza padrone. «Ma non mi piace definirmi gattaro — dice —, preferisco volontario felino».

Questa passione è iniziata circa 8 anni fa, e adesso Pala ha 52 anni, dunque non è una vocazione antica, primaria: «Sono andato in un rifugio per prendere un gatto per mio figlio, e lì mi sono ammalato». Usa proprio questa parola, occuparsi dei gatti è una malattia. «Un anno dopo, ho conosciuto una gattara esperta e le ho chiesto di farmi da insegnante». Perché non basta dar da mangiare agli animali, come facevano le gattare di una volta, bisogna tenere pulita la postazione dove si somministra il cibo, curare gli animali se si ammalano, portarli dal veterinario, farli sterilizzare per evitare la sovrappopolazione. Spesso per tutto questo è necessario catturarli con un’apposita gabbia-trappola, che bisogna saper usare con molte attenzioni. Pala ne ha due, più alcuni retini acchiappa-gatti, più svariati trasportini e la sua macchina è completamente attrezzata per i gatti.

Riccardo, il ristoratore-gattaro: «Le mie notti milanesi tra gatti e tossici»

Qualche problema di relazioni lo ha con le gattare, quelle che, per esempio, non vogliono lasciare i mici digiuni neanche quando è necessario come prima degli interventi chirurgici, però – spiega – «ci vuole molta diplomazia, perché sono persone preziose, delle ottime webcam sulle colonie». Insomma, la sua è una professione vera e propria e per questo Pala ha anche seguito un apposito corso di preparazione nonché uno di studio del comportamento felino, per cui adesso si può proporre anche come consulente su questo tema.

Si occupa di otto colonie, in varie zone di Milano più una a Rozzano, in tutto circa 50 gatti, tutti sterilizzati e microcippati. «La sterilizzazione è indispensabile, la colonia deve esaurirsi, andare a morire». Un problema sono i campi nomadi, dove non c’è controllo, le gatte partoriscono e i cuccioli si ammalano. Quasi sempre fa il suo giro di notte, perché di giorno lavora e perché la città è più tranquilla. A parte il famoso boschetto della droga di Rogoredo, dove gli spacciatori all’inizio non erano contenti della sua presenza: «Ho dato da mangiare a tutti, tossicomani, spacciatori, gatti, e la situazione si è tranquillizzata». Dare da mangiare dunque come gesto di pace e di amicizia, e infatti Pala offre, nella sua trattoria, anche dei pranzi gratis ai poveri.

Si potrebbe pensare che usi per i mici quel che rimane dei pasti del ristorante, ma non è così. Un po’ perché la sua cucina è attenta, ci sono pochissimi avanzi, ma soprattutto perché le scatolette sono più igieniche ed equilibrate dal punto di vista alimentare. Questa professione di tutor di colonie feline, così li definiscono leggi e regolamenti, è un impegno a tempo pieno, sette giorni su sette, senza vacanze, «Certe volte mi viene da pensare ‘ma chi me l’ha fatto fare’, ma in realtà non mi pento mai, è una missione». Un po’ scontenta è la moglie, che lo vede tornare alle quattro del mattino dopo tutti quei giri. E a casa ci sono ventidue gatti, accolti perché malati.

Per il futuro, Pala ha un progetto molto ambizioso, un gigantesco parco felino, che possa ospitare anche 500 gatti, senza gabbie, con casette, giardini, portineria 24 ore su 24, telecamere, convenzioni con cliniche veterinarie e un numero verde per ogni emergenza, per tutta Italia. E dove si farà anche cultura felina, studio e divulgazione di come si tengono i gatti e delle loro necessità etologiche.

di Anna Mannucci
(Fonte IL CORRIERE | Animalia)