Lupi sui Lessini, è aperta la caccia: pronta la controffensiva degli animalisti

Il decreto di rimozione di due esemplari firmato da Fugatti ha sollevato le associazioni: presentato un esposto e annunciata una manifestazione

Per mesi il campo di battaglia è stata la proverbiale pelle dell’orso, ora lo scontro si sposta su quella del lupo. Anzi, dei lupi: il governatore Maurizio Fugatti ha infatti emesso un decreto di rimozione per due esemplari del branco che da tempo da l’assalto alle malghe dei monti Lessini; un decreto che si presenta già forte del parere Ispra, positivo, ma che non per questo si risparmierà il setaccio del tribunale amministrativo, già invocato dalle associazioni animaliste. Esattamente come è stato fatto per gli orsi Jj4 e Mj5.
I lupi a malga Boldera

Questa volta però il testo appare attentamente blindato, anche perché si tratta di un atto storico, il primo di questo tipo in Italia. Il branco sotto accusa — uno dei 29 censiti in provincia — orbita in una zona che vede la presenza di 12 malghe, ma la chiave di tutto è malga Boldera: non tanto per le vittime registrate negli anni (16 vitelle e due asini, da giugno) ma per le misure di sicurezza installate e comunque superate; tre chilometri di recinzione elettrificata a sette fili, per un metro e 70 di altezza, a fronte di 64 ettari di pascolo e nessuna «unità abitativa» che possa ospitare i pastori durante le notti. Insomma il Comune di Ala e la società allevatori locale avrebbero fatto l’impossibile per prevenire le predazioni, aiutati anche dai cani della Forestale; nonostante questo i lupi hanno ben capito come aggirare il problema e, visto che nel raggio dei loro spostamenti ci sono altre 11 malghe molto meno attrezzate, l’unico modo «per arginare il ripetersi dei danni» è quello di ricorrere al fucile. E perché non alla cattura? Lo dice sempre Ispra: catturare i lupi è complicato, richiederebbe tempi incompatibili con l’effetto ricercato dall’abbattimento, scoraggiare gli animali con un chiaro nesso causale tra attacchi alle mandrie e conseguente «rimozione» . L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale aggiunge anche che, con oltre 200 lupi stimati nel territorio, la conservazione della specie non è a rischio.

Le proteste degli animalisti

La cosa, chiaramente, non rassicura affatto le associazioni animaliste, che ieri mattina – 26 luglio –  stavano già organizzando la controffensiva: la Lav ha fatto sapere che intende percorrere «tutte le strade possibili per fermare questa nuova guerra unilaterale», proclamando una manifestazione di piazza a Trento per sabato 16 settembre: «Queste uccisioni — insiste la Lega antivivisezione — servono solo a Fugatti nella corsa alla presidenza per le imminenti elezioni». L’Oipa, parlando di «un’azione persecutoria nei confronti della fauna selvatica del Trentino» riferisce di voler attendere di «leggere il provvedimento per valutare le conseguenti azioni legali». La Lac definisce il provvedimento un «mantra per tenere alta la visibilità del presidente». Aidaa ha fatto prima: ha già presentato un esposto in Procura, eventualmente da convertire in denuncia penale: chiede una verifica di legittimità sul testo della Pat e valuta un’azione a livello europeo. «Dopo gli orsi  ci sono i lupi nel mirino della PAT, destinatari di un decreto di abbattimento non sorretto da istruttoria e del tutto carente sotto il profilo motivazionale – dicono gli avocati Loprete e Bernardi – L’abbattimento è stato disposto sic et simpliciter su due esemplari di lupo qualsiasi, senza nemmeno tener conto delle ripercussioni che l’uccisione degli esemplari avrebbe sulla medesima specie e sulle conseguenze che ne deriverebbero anche all’interno del branco». «La PAT –  proseguono i legali della Leal Odv  che ha chiesto al Tar di Trento la sospensione del decreto di abbattimento dei due lupi    –  ancora una volta manifesta la predilezione per le misure estreme». La deputata di Forza Italia e presidente di Leidaa Michela Brambilla parla di «un’ossessione» di Fugatti per la fauna selvatica: «Ci opporremo in tutte le sedi giudiziarie a questa ingiusta decisione, cominciando con un ricorso al Tar. L’abbattimento è ingiustificato per varie ragioni: sono quasi inesistenti casi di attacchi di lupi all’uomo. È nella natura di questi predatori attaccare altri animali: i danni recati agli allevatori vengono indennizzati, nel 2022 la Provincia ha liquidato 145 mila e 679 euro, di cui 76 mila da orso e 68 mila da lupo. Cifre esigue, che dimostrano come il problema venga ingigantito. Mi chiedo come sia possibile identificare gli esemplari responsabili della predazione — conclude — è perfino difficile distinguerli dai cani inselvatichiti protetti dalla legge 281/91».

Il dibattito politico

Polarizzato il dibattito politico: il commissario della Lega, Diego Binelli, ha ricordato che «come ha detto in questi giorni la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, se la specie non è più in pericolo in alcune regioni, ma anzi crea pericoli tra la popolazione locale, allora il lupo va abbattuto». Anche il consigliere provinciale del carroccio Roberto Paccher ieri ha difeso la scelta di Fugatti, definendola «estremamente coraggiosa, viste anche le guerre legali che dovrà sostenere». Critici invece Lucia Coppola (gruppo misto), che contesta il carattere temporaneo della misura e ha preparato un’interrogazione al governatore per chiedere le basi scientifiche della scelta e che vengano valutate misure di dissuasione e prevenzioni più efficaci, e il deputato di Alleanza verdi e sinistra, Francesco Borrelli, che come Brambilla vuole Fugatti «ossessionato». 

La legge provinciale 2018

I commenti più caustici comunque arrivano da Michele Dallapiccola (Casa autonomia), a cui si deve la legge provinciale 2018, con la giunta Rossi, più volte invocata in questi mesi: «Ispra ha dato parere positivo perché si sono rispettati tutti i criteri previsti nella legge e che dimostrano che l’autonomia ha fatto tutto il possibile per preservare la specie e, contestualmente, per scongiurare le predazioni. Ma queste misure non sono bastate, quindi si può procedere all’abbattimento, per la sicurezza delle persone, senza contraddire la normativa Habitat. Malga Boldera è protetta a regola d’arte, quindi Fugatti ha potuto chiedere il parere e ottenere la risposta che voleva, ma altrove non sarebbe andata così bene: il monitoraggio è stato ridotto, da ogni anno a biennale, le informazioni e gli incontri sono arrivati solo adesso. E, a Torcegno, la sindaca leghista ora pare sposare la nostra richiesta, portata avanti da anni, di una baracca per l’alpeggio utile a proteggere il bestiame. Un po’ come la legge 2018, era una proposta che si poteva recuperare ben prima».

di Giacomo Costa
27 Luglio 2023
(Fonte IL CORRIERE DEL TRENTINO)