Mascottemania

Alla scoperta degli animali più usati negli stemmi del basket italiano (e non solo)

Una rigorosa quanto attenta analisi statistica ha confermato che in araldica, è il leone la mascotte più presente nel mondo del basket. Come già accaduto nel calcio, dove il felino con la criniera l’aveva fatta da padrona con ben 30 presenze, nella palla a spicchi, è invece lo stemma scelto da ben 6 squadre partendo dalla serie A1 e A2 fino ai campionati esteri. Nella massima serie italiana, il re della foresta è l’emblema dell’Umana Reyer Venezia, la Germani Brescia, ma scendendo di categoria anche dal Bertam Derthona. A fargli compagnia e Mans in rancia, Saragoza nella penisola iberica e la piccola Andorra. Al secondo posto, ma con un numero molto più basso ovvero con sole 3 presenze, troviamo l’Aquila: il volatile è il simbolo preferito della Vanoli Cremona, della Fortitudo Bologna e della Dolomiti Energia Trentino. Desta molta curiosità la terza posizione occupata dalla vespa, che è presente nelle maglie dello Staff Mantova, mentre nella massima serie transalpina, dal Metropolitans Boulogne Levallois. Di pari passi lo stemma del Toro, scelto dalla Reale Mutua Torino e in Francia del Boulozac. Poi una serie di club, ben 8 con una sola preferenza: la pantera ruggisce nel simbolo dell’Umana Milano, l’aggressivo lupo dell’Assigeco Piacenza, il vorace orso della Edilnon Biella, mentre il cinghiale grugna sulle maglie dell’Orzi, e l’alce su quella francese dello Chalon Saone. Gli ultimi simboli sono la rana, preferita  nel campionato spagnolo dall’Acunsa, e il capricorno, mascotte della Saski Bashonia. In Europa troviamo la Buducnost Voli Podgorica, compagine montenegrina con una bella aquila a due teste, un aggressivo drago sputa fuoco sulla casacca slovena della Cdevita Olimpya Lubiana. Particolare curioso in Belgio, con la scimmia presente sulla divisa del Telenet Giants Antewerp. Infine, anche l’Alba Berlino vede sulla propria maglia una splendida rondine, e sempre in Germania, l’aquila è il pennuto preferito dall’Ewe Oldenburg. 

di Mario Gaetano

(Fonte T&T Magazine – N.3)